Orban

Strasburgo apre le procedure anti Orban: spaccati il Ppe (Berlusconi è con l’ungherese) e i gialloverdi italiani (a guida leghista)

Con 448 sì, 197 no e 48 astenuti (ben più dei due terzi necessari) il Parlamento europeo ha accolto la richiesta della relatrice Judith Sargentin parlamentare dei Verdi olandesi di aprire le procedure per le sanzioni nei confronti del primo ministro ungherese Orban. Ogni decisione ora passa ai capi di governo e di Stato dei paesi dell’Unione e il leader ungherese potrebbe cavarsela grazie al sostegno dei polacchi che hanno già annunciato la loro contrarietà a questa decisione.

Intanto però il voto ha un forte significato politico e non poche conseguenze sul futuro politico dell’Europa e dei singoli Stati, Italia compresa. Il primo dato è positivo. Si parlava di un’assemblea parlamentare titubante e incerta, e invece il voto ha dimostrato che, almeno in questo Parlamento, le pulsioni autoritaria e ai limiti del razzismo che attraversano anche forze politiche come il Ppe sono ancora largamente minoritarie.

Certo, il partito nel quale confluiscono le diverse forze di centro-destra dalla Cancelliera tedesca, al presidente della Commissione Juncker, è diviso e in esso trovano asilo anche partiti e persone che poco e niente hanno a che fare con la prospettiva europea a cominciare dallo stesso Orban. Già c’è da chiedersi perchè questo partito che assieme a democratici e socialisti caratterizza le grandi coalizioni in Europa non sia in grado di mettere alla porta personaggi che nulla hanno a che fare con la storia degli Adenauer e dei De Gasperi e guardano invece ai Salvini e dintorni. Nel Ppe oltre a Orban c’è anche Berlusconi (del cui partito è componente più che autorevole Tajani che presiede, in quota Ppe, il Parlamento di Strasburgo) che non a caso si è schierato senza se e senza ma contro l’eventualità di sanzioni al premier di Budapest. Il quale, non a caso, ha definito il suo un governo democratico non liberale. Vedremo se e quali conseguenze trarranno la Merkel e gli altri leader popolari, sempre ammesso che le traggano.

Non va dimenticato che più di un esponente autorevole del Ppe, compreso quel Weber che potrebbe essere il prossimo presidente della commissione europea anche a conforto della maggioranza Cdu-Csu che sostiene la Cancelliera tedesca, insistono perchè si costruiscano ponti per trovare compromessi tra popolari e populisti. Tesi questa rilanciata subito in Italia dal capo della Lega Salvini in una nota trasmissione televisiva. Il tutto con buona pace di coloro che, anche da autorevoli tribune propongono fronti repubblicani per contenere e battere le destre europee. Credo che abbia ragione Paolo Mieli quando ha osservato che da parte di larghi strati del Ppe e dei suoi esponenti tedeschi in particolare (leggi Weber, ma anche Seehofer) sia in atto di riassorbire proprio all’interno del Ppe (Orban e Berlusconi ci sono già) l’ondata populista prima che sia troppo tardi. Salvini, lo abbiamo visto ha già risposto: presente.

E qui viene la questione italiana. A Strasburgo i gialloverdi si sono divisi: i 5 Stelle hanno votato contro Orban. Ma tutto lascia intendere che il governo Conte, sempre più condizionato a destra vada avanti. A proposito, non guasterebbe che il presidente del Consiglio faccia sapere se sosterrà o meno quando si riuniranno i capi di Stato e di Governo europei la decisione di oggi a Strasburgo. Se mai si pone un problema molto serio in Italia ma soprattutto in Europa ai partiti di sinistra democratici e socialisti. Sarà ancora possibile una stagione di grandi coalizioni che bene o male governano più di un Paese europee se i Popolari (come capirono ai tempi dell’ingresso di Berlusconi i democristiani italiani che, con Marini segretario, ne uscirono) continuano a pendere a destra, avendo al proprio interno Orban e Berlusconi e aprendo a Salvini?

O forse è venuto il tempo per i socialisti e democratici europei di riassumere la propria iniziativa iniziativa politica, guardando più alla Svezia che alla Germania e rompendo se necessario quelle grandi coalizioni che in questi anni li hanno portato questi partiti a dissanguarsi? Naturalmente in termini di voti? Credo che questo problema ci sia. E allora? Forse più che ai fronti repubblicani con chi ci sta bisognerebbe riandare a Bad Godesberg (dove rinacque la socialdemocrazia tedesca) per ripartire di lì con coloro che in questi anni difficili abbiamo incontrato nei nostri percosi politici. Quasi sempre di minornza. anche così si fa opposizione. ai populisti, ma anche a chi si allea o vuole allearsi con loro.

Foto in evidenza: Il premier ungherese Viktor Orbàn

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