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Europa, i sovranisti sono stati contenuti ma le destre incombono. Il risultato del del Pd e della lista unitaria è un punto dal quale partire per costruire l’alternativa

In Europa i sovranisti non avranno la maggioranza, almeno per questa volta: grazie al loro insuccesso in Germania e in Austria e all’avanzata di Verdi e liberali e alla tenuta socialista, almeno nei paesi mediterranei. Ma le destre hanno mandato un segnale forte con la vittoria della Le Pen che ha messo in evidenza la fragile solitudine di Macron, il quale tiene con difficoltà il campo, dopo aver liquidato la pur debole sponda socialista. C’ poi il successo di Orban, che peraltro è ancora nel Ppe (e questa potrebbe essere un’aggravante) in Ungheria e naturalmente c’è la vittoria senza sì e senza ma di Salvini in Italia.

Tutto questo non faciliterà l’obiettivo di trovare nel Parlamento di Strasburgo una maggioranza agevole e solida. Popolari e socialdemocratici da soli non bastano e l’allargamento ai liberali, ed, auspicabilmente ai Verdi sarà più o meno indispensabile. Così come le destre peseranno anche nella composizione della Commissione. La Lega ha già rivendicato l’indicazione del candidato italiano. Il tutto mentre dal Regno Unito, sempre più alla vigilia dell’uscita, si è, come non mai, rafforzato Farage, riducendo ai minimi termini il partito conservatore.

Fin qui, e sono naturalmente prime frettolose impressioni, l’Europa. Quanto all’Italia è andato al di là di ogni aspettativa lo sfondamento a destra di Salvini e della Lega, che ha travolto il suo coinquilino di governo, ovvero i grillini con un clamoroso ribaltamento dei rapporti di forza interni. Tutto questo ha consentiuto un buon risultato del Pd di Zingaretti, forte della pur contenutissima alleanza con Articolo 1, in nome della comune adesione al Pse. Oggi la lista unitaria ha circa cinque punti di vantaggio sui Cinque Stelle, che dimezzano il loro capitale di voti rispetto alle recentissime elezioni politiche .

Tutto questo porterà alla crisi di governo? Salvini, invocando madonne, ed esibendo crocifissi, si è precipitato a dire che nulla cambia. Ma su quanto possono tenere i Cinque Stelle? E soprattutto il loro gruppo dirigente? Non credo che tutto sarà indolore e penso anche che Conte non escluda affatto un passaggio per il Quirinale che, oltre che opportuno e necessario, potrebbe essergli, comunque di aiuto, in vista delle prossime scadenze. Non dimentichiamo, peraltro, che la situazione economica del Paese è quella che è. Motivo per il quale mettere a punto il Def e mettere in opera quelle indicazioni sarà tutt’altro che facile. Insomma, il ruolo del Quirinale sarà tutt’altro che notarile. E questa ancora una volta è una buona notizia per la tenuta anche istituzionale del Paese.

Veniamo, intanto, alla sinistra e in particolare al Pd. Le cose per Zingaretti non sono andate male, ma la strada resta tutta in salita. Anche le notizie che vengono dagli exi t pol del Piemonte (successo del centrodestra) sono allarmanti. Ve bene essere la seconda forza politica, ma rimettere insieme un campo di centrosinistra che possa fare l’alternativa alle destre non sarà nè facile nè di breve periodo. Bisogna guardare a sinistra dove le piccole liste, succedute alla crisi del renzismo non sono riuscite ad ottenere rappresentanza a Strasburgo perchè pur raggiungendo cumulativamente una cifra attorno al 4 per cento hanno pagato il presentarsi divise. E poi bisognerà guardare anche in direzione dei liberaldemocratici. La Bonino non ha raggiunto il quorum ma, il 3 per cento e passa di +Europa non è da sottovalutare. Indispensabile poi un forte ancoraggio della sinistra italiana al Pse e soprattutto a quei partiti che in Spagna e in Portogallo hanno dimostrato che l’orizzone socialista, pur ammaccato e in difficoltà altrove, è tutt’altro che liquidato. Quanto ai rapporti con i Cinquestelle questi dipenderanno soprattutto da ciò che accadrà all’interno del Movimento. Ricostruire è difficile, ma si può e soprattutto si deve.

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