Fratoianni, Civati, Speranza

Da Renzi nè aperture nè novità, solo rivendicazioni. E qualcosa si è già mosso a sinistra

E’ possibile considerare apertura a sinistra la rivendicazione di tutto il percorso del renzismo (jobs act, buona scuola e, perchè no, il Rosatellum a colpi di fiducia) accompagnato da un generico appello invito a trattare un’alleanza elettorale all’ultimo momento, anzi a tempo scaduto? Certamente no.
Eppure la direzione del Pd, un partito uscito sconfitto in Sicilia, ma precedentemente in tutti gli appuntamenti elettorali (referendum costituzionale in testa) che si sono succeduti negli ultimi mesi, ci ha provato, offrendo alla costituenda lista di sinistra (Articolo 1, Sinistra italiana, Possibile) il ruolo del figliol prodigo della parabola evangelica che viene riaccolto in famiglia e, per festeggiare l’avvenimento, il capofamiglia decide di far cucinare il vitello grasso. Questa volta però al posto del vitello grasso, ci sarebbe dovuta essere una generosa quanto improbabile mediazione di Fassino. Naturalmente questa non apertura è stata a stretto giro di posta respinta da Bersani senza se e senza ma.
Insomma, quella di ieri più che una direzione è stata una sceneggiata con un copione (ma sarebbe meglio dire un canovaccio) arraffazzonato da discutere e approvare in fretta dinanzi all’incombere di una partita di calcio della nazionale, finita male anch’ essa.
Ha osservato questa mattina su “RepubblicaStefano Folli che gli obiettivi di Renzi erano tre: “mantenere compatto il Pd…, coinvolgere gli alleati possibili, vale a dire i centristi di Alfano e Casini nonchè i laici di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova e naturalmente la sinistra ragionevole di Giuliano Pisapia. Terzo, isolare l’alleato impossibile ossia il gruppo Bersani-D’Alema, cercando di indebolirlo e soprattutto di lascargli in mano il cerino del definitivo no“. Il tutto per creare lo scenario adatto a reclamare in campagna elettorale il voto utile per l’alleanza guidata dal Pd. Altro che apertura! Inevitabile la reazione di Bersani: chiacchiere al posto dei fatti. Insomma, l’impressione è che le finte aperture a sinistra si siano ridotte o ad appelli poco convinti, tipo quello di Veltroni, o a cercare di spostare altrove l’attenzione degli osservatori politici e a non parlare di quelle che sono state le ragioni della pesantissima sconfitta elettorale del Pd in Sicilia.

Nella foto: I Presidenti della Camera e del Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso

Però a sinistra qualcosa si muove o meglio si è già mosso. In particolare la grande attenzione riservata alla nuova lista di sinistra da autorevoli personalità politiche che in questa Legislatura hanno ricoperto alti ruoli istituzionali. Il presidente del Senato Grasso e la presidente della Camera Boldrini. Un’attenzione accolta con grande soddisfazione da Articolo 1Sinistra italiana e Possibile. Toccherà poi agli stessi Grasso e Boldrini senza che nessuno li tiri per la giacca, decidere se e come far seguire a questa attenzione forme autorevoli di impegno politico. Naturalmente non è mancato chi, nel Pd e non soltanto nel Pd, chi ha avanzato riserve sul fatto che i presidenti delle assemblee parlamentari partecipino alla campagna elettorale. Eppure in materia i precedenti non mancano, visto che, giustamente, nella nostra Repubblica sono stati ricoperti da autorvoli personalità politiche che in molti casi erano o erano stati addirittura segretari di partito.

Intanto il movimento del Brancaccio (Montanari e Falcone), che avrebbe dovuto tenere un’ importante assemblea nel fine settimana, ha annullato questo appuntamento e si è al momento chiamato fuori dal processo unitario per la costituenda lista di sinistra, ritenendo che questo processo si è avviato troppo condizionato dai partiti e dai loro dirigenti per quanto riguarda la formazione delle liste. Insomma la vecchia polemica sulla politica che dovrebbe partire dal basso e parte invece dall’alto. Partiti politici e società civile, quindi. Un tema più che attuale sul quale la sinistra non potrà fare a meno di discutere partendo però da due punti fermi. Il primo che è la Costituzione a prevedere che i cittadini partecipino attraverso i partiti alla vita politica, Il secondo che i partiti hanno fallito il proprio ruolo quando non sono riusciti a offrire punti di riferimento alla società civile. E in questo caso a perdere sono stati sia i partiti che la società civile e soprattutto la democrazia. Su questo una riflessione a sinistra approfondita è necessaria, prima e dopo le elezioni. Meglio se con Montanari e Falcone e non solo.

Nella foto di copertina: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Pippo Civati (Possibile), Roberto Speranza (Articolo Uno – MDP)

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