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Non chiamiamolo (almeno per ora) Governo di svolta, ma se mai di necessità. Tutto è nelle mani di Conte ma il negoziato sarà difficile e non solo sui vice e sui nomi. Fondamentale il ruolo di Zingaretti

Se la domanda fosse quella che Luca Cupiello rivolge a Nennillo nella commedia di Eduardo De Filippo: “Te piace o presepe?” la mia risposta sarebbe: “No non mi piace“. Per questo, almeno per ora, non chiamiamolo “Governo di svolta“. Troppi i problemi ancora sul tavolo. E questi non riguardano soltanto la questione dei vice. Molte le domande ancora senza risposte. Zingaretti parla giustamente di discontinuità e il capo politico dei Cinquestelle non esita invece a dire di non rinnegare quanto fatto nei precedenti 14 mesi. Nostalgia di Salvini? Calcolo politico? Può essere.

Ma come si risolverà questa vera e propria contrapposizione politica, quando si dovrà stabilire nel programma e nei fatti cosa fare dei decreti sicurezza? E poi c’è la questione di far decidere sulla privatissima piattaforma di Casaleggio il via libera o meno all’accordo di governo. Bizzarra interpretazione del nostro sistema politico istituzionale, sulla quale alla fine anche Mattarella ha dovuto piantare paletti precisi per evitare una malversazione della Costituzione. E poi c’è la riforma costituzionale? La riduzione dei parlamentari reclamata come ennesima bandiera antipolitica da parte dei grillini. Il tutto mentre lo stesso Grillo reclama addirittura una squadra di governo non politica, nella quale i politici potrebbero, al più, fare i sottosegretari.

Ecco questo è lo stato dell’arte di questa difficilissima e drammatica crisi di governo. E’ evidente che questa non si è ancora risolta. Per ora c’è solo un incarico pieno (un mandato esplorativo avrebbe soltanto aggiunto difficoltà ulteriori) che, all’uso antico, Conte si è riservato di accettare. E allora ora tutto il negoziato che comincerà da oggi e si preannuncia non breve, è nelle sue mani. Nella sua dichiarazione dopo il colloquio con Mattarella il presidente incaricato ha fatto riferimento a “regole, bene comune istituzioni e interesse nazionale“. Un buon inizio anche se molto generalista. Credo che se il presidente incaricato riuscirà in questa fase, che non sarà brevissima, a determinare a stabilire una convergenza operativa con Zingaretti riuscirà ad arrivare in porto e, forse il governo riuscirà a manifestarsi se non di svolta, almeno ancorato ad una prospettiva di centro-sinistra. Vedremo.

Certo va riconosciuto che anche Zingaretti ha i suoi problemi. C’è sempre in agguato quel Matteo Renzi che rivendica un giorno sì e l’altro pure che i gruppi parlamentari li controlla lui. Il che è vero, ma fino ad un certo punto. Tutto questo peserà nella scelta dei nomi. E poi c’ è stato anche l’addio, peraltro più volte annunciato di Calenda, al quale il neo segretario ha reagito con grande signorilità e compostezza

Ma Zingaretti ha già dimostrato di essere in grado di governare il suo partito rompendo con un passato nel quale non tutti riuscivano ad avere la possibilità di partecipare alle scelte politiche più significative. Una ventata di aria nuova ha cominciato a farsi sentire. Se anche nell’altro campo (quello dei cinquestelle) Conte riuscisse ad ottenere uno spostamento del baricentro dalle piattaforme private digitali al Parlamento allora sì che si potrebbe intravedere una svolta: meno Rousseau e più Montesquieu.

Insomma quella di Conte sarà una strada in salita con grandi difficoltà. Difficile, quindi, fare previsioni sulla durata del Governo. Di Legislatura? Allo stato dei fatti non credo. Ma una prospettiva politica può essere anche costruita da lontano, un passo alla volta. Vale la pena ricordare che il Centrosinistra della prima Repubblica (quello di Moro e di Nenni) che durò a lungo come formula politica, cominciò da un governo Fanfani monocolore Dc, con il sostegno dei partiti di centro e l’astensione del Psi, ma anche dei monarchici. Certo c’era un personale politico di una levatura diversa. Ma le cose in politica si costruiscono con quello che si ha.

Infine un auspicio. Va bene questo governo se nascerà avrà almeno il merito di avere buttato fuori Salvini dal Viminale. Ma guai se il Pd si mostrasse come il partito che ha paura delle elezioni. Perchè in quel caso sì che lavorerebbe per il re di Prussia. Ruolo finora svolto da Salvini e dalla Lega e le destre. Le quali ora dicono che scenderanno in piazza contro il governo che non si è ancora formato.

Foto in evidenza: Il premier incaricato Giuseppe Conte

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