Sinistra

Ripartire dal socialismo e da Di Vittorio non è una pazza idea. Ma non c’è tempo da perdere

Quella di Peppino Caldarola più che una pazza idea a me sembra una ragionevole e ragionata provocazione: per uscire da una dura sconfitta elettorale che li costringe all’immobilismo i due partiti (?) della sinistra, il Pd e LeU dovrebbero sciogliersi per lasciare il posto a “una sinistra con valori forti concentrata nel termine da rimettere orgogliosamente in circolo: socialismo. Seguono alcune indicazioni organizzative: deve partire “dall’alto e dal basso”. Dall’alto “perchè richiede che gente generosa stia un passo avanti e organizzi tutto questo”. Dal basso, affidando “a organismi territoriali il compito di diventare sede di solidarietà e mutualità accogliendo tutte le più fantasiose formule di strada, dal maestro all’avvocato al medico”. Insomma qualcosa che vada incontro al popolo stando in mezzo ad esso e alle sue difficoltà per “fare a cazzotti col capitalismo”.

E qui Caldarola tira fuori anche un nome: Associazione socialista e invita a ricordarsi dell’esperienza politica e sindacale di Di Vittorio. L’ associazione, infatti dovrà “svolgere il ruolo promotore di questo processo, di animatrice del confronto civile senza vendette, di area che spinge per il formarsi di una sinistra di tipo socialista”. Insomma non autocritiche inutili, ma azione politica per non essere “prigionieri per anni di renziani o antirenziani, di oppositori di Grillo o di dialoganti”. Fin qui non mi sembra ci sia alcuna nota di pazzia nella proposta. Se mai ci sono non poche difficoltà da superare. Quali? E’ lo stesso Peppino a indicarcele quando osserva che “servirebbe un botto un effetto annuncio”, il quale si verificherebbe “se Pd e LeU riconoscessero che le esperienze che hanno svolto si sono esaurite”. In pratica dovrebbero sciogliersi per ricominciare un nuovo percorso nel quale ritrovarsi un soggetto unico e o anche in due diversi soggetti, “uno democratico liberale e uno socialista”, ma anche così “entrambi avrebbero riconquistato vicinanza con gli elettori”.

Come si vede si tratta di un percorso davvero accidentato. Nel Pd continua una dura guerra di potere su chi e come deve comandare. A sua volta Liberi e Uguali, pur avendo ottenuto oltre un milione di voti, non solo non è ancora riuscita a farsi partito, ma vede alcune sue componenti fondative riluttanti ad accelerare la realizzazione di questo che pure era stato obiettivo dichiarato della nuova lista. E un partito, anche piccolo, per sciogliersi dovrebbe prima formarsi.

Eppure io credo che la prospettiva indicata da Caldarola, vale a dire la formazione di un’associazione che, ispirandosi al socialismo e riproponendo quei contenuti e quella storia, sia in grado di avviare un serio e duro ripensamento dei compiti della sinistra, tornando in mezzo al popolo per aiutarlo a risolvere le sue grandi difficoltà, non vada assolutamente lasciata cadere. Anzi la proposta va discussa e messa rapidamente in pratica. Per farlo è necessario che qualcosa si muova. Soprattutto dentro il Pd.

Dopo aver letto l’articolo di Peppino sono andato a riguardare alcuni passaggi di un bel libretto di Gianni Cuperlo “Sinistra e poi. Come uscire dal nostro scontento”, pubblicato qualche mese prima della mazzata elettorale. Cito alcune cosiderazioni che condivido e che si leggono nel risvolto di copertina: “Quando avanza la destra alla sinistra unirsi conviene. Quando avanza una destra aggressiva e illiberale l’unità si fa imperativo politico e morale. Purtroppo non sembra questa la rotta della sinistra italiana di adesso”. E le cose, aggiungo, rischiano di peggiorare dopo la sconfitta elettorale. Nel suo pamphlet Cuperlo sosteneva che se ci si scomunica a vicenda, nel campo della sinistra perdono tutti e conclude che “l’alternativa è “tornare a pensare, leggere il mondo, nominare alcune idee radicali per immaginare il dopo”. Io credo che un’impronta socialista gioverebbe a trovare quelle idee radicali. E qui colgo una opportuna convergenza tra le cose Cuperlo scriveva qualche mese fa e la pazza idea di Caldarola.

Mi piacerebbe se in tempi ravvicinati su questi temi, anche organizzativi, magari l’Argine potrebbe promuovere un seminario convegno nel quale potessero confrontarsi (faccio qualche nome non proprio a caso): Peppino Caldarola, Enrico Rossi, Gianni Cuperlo, Emanuele Macaluso con alcuni giovani appassionati di politica e cultura politica che ho avuto la fortuna di incrociare durante la campagna elettorale. Anche qui qualche nome: Sara Ligutti, Rosa Fioravante, Roberto Bertoni, Mariano Billo Paolozzi. Potrebbe essere un buon passaggio verso la costituzione di quell’Associazione socialista indicata da Caldarola. Poi se sono rose fioriranno.

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