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Perchè bisogna andare a votare e provare a non lasciare campo libero alla brutta destra

Il quadro generale è dei peggiori. Le elezioni politiche di domani prevedono un forte e ormai abituale astensionismo dalle urne, la probabile affermazione della destra, quasi certamente guidata da Giorgia Meloni, che si dichiara atlantica e a buon bisogno talvolta europeista, ma che nei comportamenti guarda a Orban e ai neo franchisti spagnoli mentre sul suo simbolo trova ancora posto la fiamma di almirantiana memoria. Il tutto mentre la Russia, a cui queste destre hanno sempre guardato con indulgenza (Berlusconi compreso) dopo aver invaso l’Ucraina, organizza referendum farsa per annettersi intere regioni occupate militarmente.
Intanto si è consumata una delle più scialbe campagne elettorali della storia della Repubblica. Il centro sinistra e le forze progressiste sono divise tra loro con i cinquestelle guidati da Conte e Grillo che soprattutto al Sud pensano di poter essere competitivi con il Pd e che quindi hanno rifiutato ogni ragionevole alleanza. Personalmente penso che la soluzione per il Pd non poteva comunque essere quella di un’alleanza al buio con il partito di Grillio e Conte, responsabile dell’indebolimento delle nostre istituzioni con la demagogica riduzione del numero dei senatori e deputati. Al tempo stesso penso che il reddito di cittadinanza sia l’ultima cosa da abolire, in un’agenda di sinistra. Tanto per non farci mancare nulla ancora una volta si volterà con il cosiddetto Rosatellum, figlio un po’ del vecchio porcellum leghista, un po’ del cosiddetto Italicum renziano, depotenziato dalla Corte costituzionale dopo la bocciatura della “riforma” renziana.
Intanto la Meloni e altre voci non soltanto da destra puntano sul presidenzialismo, magari fatto in proprio, se ne avranno la consistenza in seggi, dopo il voto di domani. Un’altro colpo alla tenuta democratico-liberale dellla nostra Repubblica.
Come si vede c’è poco da farsi illusioni. Eppure non votare domani sarebbe aggiungere peggio al peggio. Per quanto mi riguarda voterò e voterò Pd. A maggior ragione dopo che Enrico Letta ha impostato il suo finale di campagna elettorale sul di qua o di là. Con Meloni e Salvini in campo non si può dire che quella contrapposizione tra fascismo e antifascismo sia “una vecchia solfa”. E’ un cardine della nostra Costituzione. Quanto ai tanti sedicenti moderati sinora Renzi e Calenda si sono limitati a proporre una soluzione Draghi, peraltro senza Draghi, vista la ribadita indisponibilità dell’attuale presidente del Consiglio.
E allora andiamo a votare, magari ricordando un vecchio adagio di Pietro Nenni: Fai quel che devi, accada quel che può″. Infine mi considero fortunato perchè nel mio collegio al Senato la candidata di Democratici e Progressisti è Emma Bonino. La voterò con grande determinazione, lasciando allo scomposto Salvini, che nei comizi agita i rosari, i suoi slogan su santi e famiglia, le sue grida anti-emigranti e anti diritti di chi nasce in Italia e qui studia.

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