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Prima di tutto la Toscana. Il centrosinistra e il Governo alla prova del voto regionale e refendario

La domanda è: ma sulla tenuta del Governo, e della maggioranza cosiddetta giallo rossa, peserebbe di più un eventuale No nel referendum che si oppone al taglio dei parlamentari o una sconfitta del centrosinistra nelle elezioni regionali di proporzioni consistenti? La risposta che mi sono dato è che sarebbe quest’ultima a pesare di più. Perché si fa presto a dire che governo e maggioranza sono blindati grazie a un patto Conte-Zingaretti e che non si parlerà neanche di rimpasto. Poi, però, fino a che punto questa blindatura regge se malauguratamente dovessero vincere le destre in Puglia, nelle Marche e financo in Toscana? Regioni nelle quali la maggioranza giallorossa non si è manifestata e dove i tentennamenti (è un eufemismo) renziani si fanno sentire e come.

E allora cominciamo dalle regioni. Anzi dalla Toscana, dove bisogna che il centrosinistra vinca e a tutti i costi. All’inizio della campagna elettorale si è avuta l’impressione di una certa timidezza da parte di componenti del Centrosinistra (i renziani ma con non irrilevanti propaggini nel Pd) nel vantare il buon governo che ha caratterizzato l’amministrazione di quella Regione. Soprattutto nel contrasto alla pandemia del coronavirus. Si è avuta quasi la sensazione che si vagheggiasse una sorta di “discontinuità” da quella stagione. Magari troppo coincidente con quella che è stata la storia della sinistra in questa e altre regioni dell’Italia centrale. In realtà, alla fine opportunamente la “vecchia guardia” con grande senso di disciplina e generosità politica si è impegnata come e più di altri per cercare di vincere, conscia che, come si leggeva sul quotidiano Domani, “è proprio il declino della Toscana rossa l’arma migliore” della destra leghista. Significative alcune iniziative in questi giorni a sostegno del candidato Eugenio Giani con la partecipazione tra gli altri di Enrico Rossi, il presidente uscente, e Valdo Spini. E allora: Avanti tutta fino all’ultimo per vincere in Toscana!

Veniamo ora al referendum. C’è chi afferma (e anche qui molte voci vengono dal Pd e comunque dal centrosinistra) che dietro la richiesta di referendum contro il taglio dei parlamentari proposto dai grillini con il sostegno delle destre, ci possa essere lo zampino di queste stesse destre per indebolire il governo e la maggioranza che lo sostiene. Certo la richiesta di referendum non è venuta da sinistra per non indispettire i cinquestelle. Credo che questo sia stato un errore perché quando si apre un vuoto in politica, come ammoniva Nenni, poi qualcuno quel vuoto lo va a colmare. Che si chiami pure Cangini o Nannicini.

Quanto agli effetti politici del referendum sul Governo vale la pena ricordare che questi non si manifestarono neanche in occasione della consultazione sul divorzio. Fanfani, segretario della Dc, lo impose, pur governando quel partito in coalizione con il cosiddetto fronte laico. Gli italiani votarono soprattutto sul contenuto, dissero no all’abolizione del divorzio, governo e maggioranza tennero e come. E non si fece male nessuno. Ne uscì un po’ ammaccato Fanfani, ma neanche tanto. Visto che la sua presenza politica in incarichi prestigiosi andò avanti ancora a lungo.

Di qui un consiglio a governi e maggioranze: quando si vota sui referendum meglio lasciare quanta più libertà possibile ai propri elettori. Anche perché se non gliela dai questa libertà gli elettori se la prendono lo stesso, e ad indebolirsi sono proprio le forze politiche che, magari tardivamente, hanno cercato di esprimere un orientamento vincolante. E, a proposito di vincoli, attenzione ai cinquestelle che minacciano di riproporre l’istituzione del vincolo di mandato per gli eletti in Parlamento. A conferma che l’attacco al Parlamento da parte di chi pratica da tempo l’antipolitica, al di là delle alleanze contingenti, è tutt’altro che una fantasia. Insomma: attenzione che Casaleggio e la sua piattaforma sono in agguato.

Infine non dimentichiamo che il Paese è praticamente senza una legge elettorale che abbia in ordine tutti i requisiti costituzionali. Si va avanti con surrogati del Porcellum nei confronti dei quali la Corte ha espresso tutte le sue riserve. Non ultima la preoccupazione della presidente uscente Marta Cartabia che in uno degli ultimi interventi, ha espresso la sua meraviglia per il fatto che il Parlamento non abbia ancora messo mano a quello che è un gran vuoto nella politica istituzionale. Dalle parti del Pd alcuni autorevoli esponenti pensano di ripartire dalle liste bloccate. Non mi sembra una buona idea.
Intanto proviamo ad andare a vincere. Soprattutto in Toscana. Costi quel che costi.

Foto in evidenza. Eugenio Giani, il candidato del centro sinistra alla guida della regione Toscana

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