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La brutta crisi: tra disperazione della ragione e dovere di “non mollare”

Da oggi Roberto Fico ha quasi quattro giorni di tempo per concludere, riferendo al capo dello Stato, l’incarico di verificare se esiste nei fatti, e quindi nei numeri, una maggioranza politica in grado di sostenere un governo del quale il Paese ha urgente bisogno: pandemia, vaccini, recovery fun. La strada che Mattarella ha indicato è quella di partire dalla maggioranza che sosteneva il precedente governo e che l’inspiegabile iniziativa di Renzi ha messo in crisi. Uno schieramento al quale in questi giorni si sono aggiunti singoli parlamentari (i cosiddetti responsabili) in grado di costituire un gruppo parlamentare al Senato, ma non automaticamente un “adeguato” sostegno parlamentare.
Compito difficile e in salita perché se è vero che le consultazioni hanno mostrato che i reciprochi veti di Italia Viva su Conte e dei Cinquestelle e in parte del Pd e Leu sull’affidabilità di Renzi, sono stati accantonati, è altrettanto vero che i fatti di questi giorni potrebbero aumentare, e in parte già lo hanno fatto, diffidenze e tensioni all’interno dei partiti.
A cominciare dal viaggio del capo di Italia Viva in Arabia Saudita per ben remunerati impegni lobbistici, nel confronto con non si sa fino a che punto compatibili con il mandato parlamentare, vedi articolo 54 della Costituzione.

Comunque si parte di lì, dalla vecchia maggioranza. E quindi, pur non escludendo nessuno: a cominciare da chi, in forza di quella maggioranza faceva il presidente e fa tuttora (nel disbrigo degli affari correnti) il presidente del Consiglio. Del resto, proprio i renziani hanno detto che per loro non ci sono veti sulle persone, ma che bisogna discutere di contenuti e programmi. I quali, come è noto, vengono messi a punto dal presidente incaricato nel confronto con i gruppi parlamentari.
Difficile quindi prevedere che la vecchia maggioranza parlamentare si potesse recuperare imbarcando Italia Viva che la crisi l’aveva aperta, e mettesse da parte Conte che quella crisi aveva cercato di evitarla.

Naturalmente ci sono anche le opposizioni e non solo. Il centrodestra è andato con una unica mega delegazione e ne è uscito al grido di elezioni, elezioni. Ma si sa che soprattutto Forza Italia e in parte anche lo stesso Salvini non escludono altre soluzioni tipo governo istituzionale o altro succedaneo.

E poi c’ è quel vasto mondo fatto di gruppi di pressione, più o meno influenti, che favoriti dalla debolezza della politica, più che a maggioranze e governo pensano a soluzioni da mettere nelle mani di un “deus ex machina“. Eppure precedenti e non lontane esperienze indicano che non è quella la strada da percorrere. Basta rammentare l’esperienza del governo Monti e, perché no, il Matteo Renzifolgorante in solio” (mi si perdoni l’espressione manzoniana) che allora molti acclamavano come salvatore della Patria e che perse in malo modo il referendum costituzionale.

Questo, al momento, lo stato dei fatti. L’esplorazione di Fico va sostenuta da chi ama la politica e le istituzioni democratiche. È indispensabile che essa porti a un governo il più rappresentativo possibile in grado di affrontare le urgenze del Paese. In caso contrario non resterà che la strada delle elezioni, che tutti dicono di non volere pur facendo di tutto per renderle probabili. Intanto con il dovere di “non mollare” cerchiamo di non arrenderci a quello che una volta si chiamava il pessimismo della ragione. E che in questi giorni ad alcuni di noi si è presentato come vera e propria disperazione della ragione.

Foto in evidenza: Roberto Fico, Presidente della Camera

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